Il banchetto funebre è una delle più antiche tradizioni al mondo che si ritrovano in tutte le culture del mondo e fin dall’antichità, questo perché il commiato dalle persone che ci sono state più care in vita è reso più dolce e confortevole se condiviso con parenti e amici, per sentirsi meno soli nel frangente del dolore e per avvertire ancora la vicinanza spirituale del caro estinto. In epoca moderna, si è un po’ persa questa tradizione: tra le morti che si consumano negli ospedali o nei centri di assistenza e le pratiche che vengono svolte tramite le pompe funebri a Roma come ovunque nel mondo, il distacco dal compianto è sempre più gestito con freddezza. I banchetti di un tempo erano resi particolarmente “dolci” dalla presenza di pietanze come torte e biscotti da preparare appositamente per l’occorrenza. Vediamo un rapido excursus dei dolci della tradizione per commemorare il caro estinto.
La nascita del banchetto funebre
Nelle civiltà antiche greco-romane ed etrusche era usanza offrire da mangiare agli ospiti nella celebrazione dei riti funebri per due ragioni: “onorare” l’appetito delle anime e allontanare la morte. I banchetti avvenivano sia durante la commemorazione che dopo, quando i parenti continuavano a frequentare per giorni la tomba del defunto presso la quale allestivano dei veri e propri pic-nic affinché il defunto continuasse ad essere partecipe della vita mortale. Ancora oggi, in alcune zone di Italia si commemorano i defunti con l’ausilio di banchetti o l’offerta di dolci e biscotti ai parenti in visita. Non solo dolci, in realtà, perché il cibo dei morti era prevalentemente a base di ceci, fagioli, verdure a baccello e leguminacee in genere perché si riteneva che queste piante – il cui fusto è privo di noduli – fossero un trade union diretto tra terra e al di là. Ben diversi, ma molto attuali sono, invece, i banchetti della tradizione statunitense che si allestiscono sia come momento di commiato dal defunto che come augurio e buon auspicio per tutti i presenti che non devono aver motivo di esser tristi dal momento che la morte è solo un passaggio verso una dimensione di vita diversa e forse – per chi crede – anche migliore dii quella appena attraversata.
Ma quali sono i più antichi dolci della tradizione per onorare il commiato?
Alcune ricette di dolci commemorativi
La tradizione di onorare i defunti offrendo loro – metaforicamente – del cibo e distribuendolo fisicamente agli astanti il rito, si è detto, ha radici lontane ed è comune a molte civiltà. In Europa del Nord – fin dal Medioevo – si era soliti preparare la cosiddetta torta dell’anima che consiste in un pane dolce aromatizzato con uva sultanina o ribes. In Oriente, esiste una festa comune di commemorazione dei defunti – simile ad Ognissanti – che si celebra a fine agosto e prende il nome di Hungry ghosts Festival, la festa degli spiriti affamati: nei quartieri delle città si allestiscono banchi e altari su cui si ripongono cibi, candele, incensi, amuleti, bandiere, nastri in offerta ai defunti. Il cibo prevale tra le offerte per gli spiriti affamati che sono tali perché la loro fame è legata alla nostalgia della vita terrena.
I calaveras sono i bianchissimi scheletri dolci decorati con colorati confetti della tradizione meso-americana. In Messico, infatti, la commemorazione dei defunti si svolge a fine ottobre, ma assume connotazioni molto più festose ed esorcizzanti. I dolcetti sono fatti a forma di teschio o scheletro ricoperti di glassa colorata e zuccherini che i negozi espongono in vetrina insieme a nastri, coriandoli e altri dolci. È molto diffusa nel paese, l’usanza di recarsi al cimitero per fare un pic nic presso la tomba del parente e per raccontare gli avvenimenti dell’anno trascorso.
I dolci dei morti in Italia
In vista delle ricorrenze del 1 e 2 novembre, in molte regioni italiane si preparano i dolci. Nel Lazio è tradizione preparare le Fave dei Morti, biscotti che ricordano l’antica abitudine degli antichi di bruciare le fave nei rituali; molto simili sono anche le Ossa dei morti, biscotti tipici della cultura veneta, piemontese, ma anche siciliana. Interessante è il torrone dei morti tipico dolce napoletano, così come il Pan de’Morti lo è per la Lombardia. La varietà di dolci è ampia e non sarebbe una cattiva idea che la tradizione di offrire del cibo consolatorio fosse ripresa dalle stesse agenzie funebri, come la Cattolica San Lorenzo con le dovute attenzioni per tutti, dai vegani ai celiaci, agli intolleranti.